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Lunedì 20/10/2025 - Gv 1, 40-51

  • Immagine del redattore: Marco Acquati
    Marco Acquati
  • 19 ott
  • Tempo di lettura: 6 min
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In quel tempo. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Oggi il lezionario ambrosiano ci propone un brano che abbiamo già ascoltato solo tre settimane fa (https://marcoacquati68.wixsite.com/adoroillunedi/post/lunedì-29-09-2025-gv-1-47-51). Fortunatamente, però, non sono gli stessi esatti versetti. Ce n'è qualcuno in più all'inizio (40-46) ed è su questi che provo a riflettere - per evitare ripetizioni.

Leggiamo del primo incontro fra Simon Pietro e Gesù. E’ l’occasione per Gesù per cambiargli il nome. A differenza di quanto viene raccontato nell’episodio parallelo di Matteo - "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa" Mt 16,18 - qui, nel Vangelo di Giovanni, non c’è spiegazione esplicita. “Tu sarai chiamato Cefa”. Punto, e cambio di scena. Giovanni, con questo escamotage, lascia intendere che il lettore dovrà comprendere il significato simbolico del nome dalla lettura dell’intero Vangelo. Tecnicamente questo si chiama “gap narrativo intenzionale”, il cui scopo è quello di rendere il lettore co-creatore del significato, piuttosto che semplice ricettore passivo.

A guardare l’appellativo scelto, fuor di contesto, si rimane abbastanza senza parole, quale quella che ragionevolmente sarebbe potuta essere la reazione dello stesso Pietro. Il brano dice testualmente: “Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro”. In realtà non significa Pietro, ma “pietra”, “sasso”, o “masso”. Quindi, Pietro incontra per la prima volta nella sua vita uno sconosciuto e questo lo accoglie dicendogli: il tuo nome sarà “pietra”. Come si sarà sentito Pietro? Come ci potremmo sentire noi in un’analoga situazione? Dato che i nostri nomi ci sono stati assegnati alla nascita, un cambio di nome imposto si configura come una nuova nascita, un cambio di percorso di vita. Ma quale cambio di vita? “Pietra” non fa intravedere nulla di particolarmente luminoso.

Eppure, il fatto che quanto raccontato sia l’inizio di un cammino lo si capisce dalla coniugazione del verbo: “sarai chiamato”. Nel parallelo racconto di Matteo, il verbo è al presente. Qui, invece, è al futuro.

Gesù è vicino a questa “pietra” quando, durante la lavanda dei piedi, lo aiuta a capire che il servizio è il modo con cui Dio ci rende partecipi della sua gloria (Gv 13, 6-10). E’ lì di fianco anche quando la “pietra” lo rinnega tre volte. Lo perdona e lo riaccompagna a riprendere il cammino (Gv 18). E’ lì a chiedergli tre volte se lo ama (Gv 21, 15-17) per ribadire che il percorso iniziato con il cambio di nome è un percorso che ha senso solo se tracciato sul solco dell’amore.

Io penso che tutti i lettori di questo blog, in un modo o in un altro, si riconoscono in questa storia, perché tutti hanno avuto un momento dove la vita ha avuto un annuncio di cambiamento, non un cambiamento totale repentino, ma con un inizio chiaro e inequivocabile e poi un percorso con alti e bassi.

Lo stesso può dirsi della “pietra”/Pietro di cui stiamo parlando oggi. O meglio: più che “pietra”, un masso erratico.

Con “masso erratico” si definisce una grossa massa rocciosa che è stata trasportata a fondovalle da un ghiacciaio. Di solito i massi erratici occupano insolite posizioni, nel mezzo di una pianura, al punto da sembrare caduti dal cielo. Il più grosso masso erratico al mondo è l’Okotoks (vedi immagine di copertina), un blocco di quarzite del peso di 16.500 tonnellate e alto come un palazzo di tre piani, che si trova nel mezzo di una piana in Alberta (Canada). Noto anche come “la roccia che corse”, nel Pleistocene, “galleggiando” sopra a un enorme ghiacciaio percorse circa 600 km, dal suo punto di origine fino alla posizione attuale.

Mi affascina il fatto che un ghiacciaio abbia accompagnato dolcemente un blocco di 16.500 tonnellate per 600 km e gli abbia fatto fare il percorso che il ghiacciaio riteneva opportuno fargli fare. Talvolta stava un po’ più in superficie sul ghiacciaio, d’inverno, quando la maggiore quantità di neve dava solidità al ghiacciaio. Talvolta sprofondava all’interno della massa di ghiaccio, quando il caldo estivo toglieva capacità portante al ghiaccio. Alti e bassi.

Lo stesso può dirsi di noi e delle nostre vite. A un certo punto delle nostre vite abbiamo compreso che quel Gesù aveva qualcosa dirci e che quel qualcosa riguardava un cambio di percorso. Allora, forse neanche accorgendoci, ci ha accompagnato nella direzione più opportuna, quella più consona per farci comprendere la ragione per la quale siamo su questa terra. E non importa quanto “pesanti” siamo stati, come Pietro l’”ostinato”, la “pietra” difficilmente malleabile, ci ha comunque trasportato per chilometri, facendosi ammirare le meraviglie della sua creazione e facendoci incontrare fratelli e sorelle che, ciascuno a suo modo, hanno scalfito la superficie dell’enorme massa di quarzite. Per poi depositarci, una volta ritirato, nel punto più bello: quello dove meglio possiamo farci amare.

Tutto questo non è solo molto consolante. Fa anche pensare a come la Chiesa tutta si lascia trasportare dallo Spirito. La Chiesa, soggetto sicuramente difficile da cambiare e da spostare, nella storia viene comunque trascinata dallo Spirito e finisce a trovarsi in un tempo dove si sente poco a proprio agio - un po’ come l’Okotoks, che trova origine nelle montagne, che è fatto di roccia che si trova nelle montagne, e che finisce a trovarsi nel mezzo della pianura. Ma lo Spirito spinge apposta la Chiesa in quel tempo lì - quale il tempo odierno, non facile per la Chiesa - perché questa scopra comunque quel tempo come tempo fecondo per l’annuncio del Vangelo. Così la storia della “pietra”/Pietro, quel pescatore che suo malgrado si trova ad annunciare il Vangelo nel centro dell’Impero, diventa paradigma della Chiesa tutta di ogni tempo.


Nota importante per chi lavora in centro a Milano: queste riflessioni possono essere ascoltate da vivo ogni lunedì dalle 12:45 alle 13:00 nella cappella dell’Ospedale Fatebenefratelli Milano, ingresso da Corso di Porta Nuova di fronte al civico 52.

E se arrivate dopo le 13, non preoccupatevi! La riflessione può riprendere da capo.


Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.

Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.

Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.

Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.

Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.




 
 
 

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