Lunedì 30/06/2025 - Gv 21, 15b-19
- Marco Acquati
- 29 giu
- Tempo di lettura: 5 min

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
“Seguimi.” (v. 19) Questa è l’ultima parola di questo brano ed è anche una delle ultime parole pronunciate da Gesù nel Vangelo secondo Giovanni. Pochi versetti dopo, il racconto di Giovanni si conclude. Vi è ancora un breve scambio di parole fra Gesù e Pietro sul destino del “discepolo amato” (vv. 20-22) e ancora la stessa parola “Seguimi”.
Dagli altri Vangeli e dagli Atti sappiamo che la testimonianza terrena di Gesù si conclude con l’ascensione al cielo. Matteo, ad esempio, ama dirci che le ultime parole del Maestro prima di salire al cielo sono state: “Io sarò con voi fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Quindi, per Matteo la continuità consiste nella presenza del Maestro. Per Giovanni - e qui per me sta il fascino - la continuità si sostanzia nella sequela, in quel “seguimi” ripetuto.
Le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni hanno un valore particolare. Dei quattro vangeli, questo è quello che riporta più discorsi di Gesù in forma diretta. Non esiste altro vangelo dove il “parlato” di Gesù è così onnipresente. E’ come una lunga strada lastricata di parole, il cui termine è quel “seguimi”.
Vale la pena, quindi, risalire lungo la strada per capire dove inizia. Al primo capitolo c’è la primissima parola pronunciata da Gesù: "Che cosa cercate?" (Gv 1, 38). La vicenda nella quale si inserisce questa domanda è questa, che riporto integralmente:
35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". 37 E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: "Che cosa cercate?". Gli risposero: "Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?". 39 Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" - che si traduce Cristo - 42 e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa" - che significa Pietro.
C’è una assonanza fra il contesto e le parole dell’inizio di questo vangelo e il contesto e le parole della fine di questo vangelo. Quasi una ricorsività, un ricominciare da capo.
All’inizio c’è una sequela, quasi istintiva: Andrea e l’altro che vanno dietro a Gesù seguendo l’invito di Giovanni Battista, magari senza capire fino in fondo perché. Sequela che poi viene ratificata da qual “venite e vedrete” detto dal Maestro. Gesù invita a seguirlo fin da subito, perché nessuna occasione può essere lasciata intentata. Anche alla fine l’invito è ripetuto - seguimi, seguimi - sicché tutto trova sostanza e ragione d’essere nella sequela.
Giovanni ci dice che tutta la vita di Gesù, che lui ha conosciuto, è compresa in questa cornice; una cornice che ha la forma - e i passi - della sequela.
Bello è anche il ripetersi della relazione fra Gesù e Pietro. All’inizio Gesù lo incontra e lo cambia. Gli cambia il nome e, con il nome, lo cambia tutto. Alla fine (è il brano di oggi) Gesù cambia Pietro, perché lo redime e lo riconcilia a sè. La ripetizione delle tre domande - “Simone, figlio di Giovanni, mi ami?” - fa eco al triplice rinnegamento di Pietro. La grazia di Dio è incrollabile: non importa quanto lontano ti allontani, l’opportunità di redenzione e di riprendere la sequela interrotta rimane sempre.
E’ sicuramente affascinante questo parallelo, questo specchio fra l’inizio e la fine del Vangelo di Giovanni. Può anche essere interessante pensare che Giovanni abbia concepito questa struttura a tavolino, quasi con la volontà di nascondere un cameo dentro la forma del proprio racconto evangelico. Ma a me piace immaginare che in realtà non ci sia nessuna programmazione o volontà. E’ capitato così perché così è la vita insieme a Dio: amorevolmente ricorsiva. Ricorsiva perché nasconde l'ostinazione di Dio nel cercare il figlio perduto, qualunque figlio: Pietro, Andrea, l'altro discepolo, io, tu, voi. Questa è la “foga” di Dio: vegliare senza sosta perché incapace di sopportare che un figlio o una figlia se ne vada lontano. E desideroso di far festa al suo ritorno.
Per chi desiderasse continuare la riflessione, suggerisco la lettura di questo articolo: https://www.agensir.it/italia/2025/06/26/droga-squillaci-leone-xiv-ci-ha-dato-speranza-e-dignita-e-ci-ha-invitato-a-distinguere-i-mercanti-di-morte-dalle-vittime/
Nell'ambito della giornata internazionale per la lotta contro la droga (26 giugno), ci sono state relazioni, dibattiti e un intervento di Papa Leone. L'intervista, nell'articolo, ne richiama i passaggi più importanti.
Cito questo articolo perché i racconti di ex-tossicodipendenti sono racconti di rinascita e di persone che, sull'esempio del Padre misericordioso, hanno creduto in quella rinascita ostinatamente e - appunto - ricorsivamente.
Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.
Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.
Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.
Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.
Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.



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