Lunedì 28/07/2025 - Lc 9, 37-45
- Marco Acquati
- 27 lug
- Tempo di lettura: 4 min

In quel tempo. Quando furono discesi dal monte, una grande folla venne incontro al Signore Gesù. A un tratto, dalla folla un uomo si mise a gridare: «Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio figlio, perché è l’unico che ho! Ecco, uno spirito lo afferra e improvvisamente si mette a gridare, lo scuote, provocandogli bava alla bocca, se ne allontana a stento e lo lascia sfinito. Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conduci qui tuo figlio». Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò a terra scuotendolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito impuro, guarì il fanciullo e lo consegnò a suo padre. E tutti restavano stupiti di fronte alla grandezza di Dio. Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.
Nel 1525 i Domenicani della basilica dei Santi Giovanni e Paolo (San Zanipolo) a Venezia commissionarono a Lorenzo Lotto una pala in onore di Sant’Antonino Pierozzi, vescovo domenicano di Firenze dal 1446 al 1459. Il lavoro di Lotto è illustrato qui sopra. Se desiderate, potete godervi l'immagine in alta definizione sulla pagina Wikipedia: File:Lotto, elemosina di sant'antonino 01.jpg - Wikipedia
Il quadro è tutt'ora conservato presso la basilica di San Zanipolo.
Il quadro presenta una prospettiva dal basso, con l'intento di dare risalto alla gente che in basso chiede l'elemosina. Inoltre, il quadro, nella sua collocazione dentro la basilica, non è posto in alto, per esempio su un altare, ma in basso, al punto che l'osservatore è alla stessa altezza dei poveri lì raffigurati, quasi per agevolare un immedesimarsi.
I volti dei poveri, nella parte bassa del quadro, sono fortemente espressivi. Inclinano la testa di lato con aria supplice, oppure guardano verso il basso, sconsolati. Hanno una individualità emotiva.
Al contrario, nella parte alta del quadro, il santo e i due collaboratori sono freddi impassibili, come degli impiegati pubblici. Questo distacco è anche sottolineato dal muro, con sopra un tappeto, che taglia orizzontalmente in quadro in due.
Sant’Antonino appare come un funzionario che esamina scrupolosamente suppliche e ordina la distribuzione delle elemosine in modo quasi meccanicistico. Egli non porge direttamente l’elemosina, né benedice i poveri con un gesto espansivo. Proprio non li guarda affatto, perché impegnato a leggere un documento. Poco sotto di lui, due ecclesiastici collaborano con fare impassibile. La scena nel complesso appare più simile a un ufficio anagrafico che a un atto cristiano ispirato.
Sappiamo che Gesù, al suo tempo, non ha mai esercitato questa carità “burocratica”, anzi, si è “sporcato le mani” con poveri, storpi, ciechi e lebbrosi. Anche il brano di oggi rappresenta questa cura. Chiede di incontrare (= andare vicino) il ragazzo epilettico e, una volta guarito, è lui che lo riconsegna sano a suo padre. Luca, nel suo racconto, dà risalto alla “terrestrità” della vicenda. Il ragazzo è a terra quando la cura di Gesù produce effetto. Nel racconto del padre, si dice che il ragazzo è spesso sfinito, ovvero a terra, al termine delle sue crisi. A tutto questo fa da opposto il primo versetto del Vangelo di oggi e il racconto che lo precede. “Quando furono discesi dal monte” ci richiama il fatto che prima di questa vicenda alcuni degli apostoli erano con Gesù sul monte Tabor, quello della trasfigurazione. C’è stato un alto e ora c’è un basso. Si è vissuto il distacco dalle cose terrene (e la più alta vicinanza a Dio) e ora la terra, il mondo degli uomini, con tutte le sue fatiche e sofferenze. Il distacco fra le due cose non è consentito. Bisogna stare in questo mondo con la pienezza della comunione con Dio. Con i piedi per terra e gli occhi rivolti al cielo. Anzi, bisogna dire di più: è proprio credendo in Dio, ascoltando e mettendo in pratica la sua Parola, che siamo ancora più spinti a incontrare le fatiche e le sofferenze del mondo, anche solo di quelli che sono più vicini a noi, anche solo di quelli della nostra famiglia.
Ammettiamolo, però: in alcuni giorni la tentazione di agire come nella raffigurazione di Lorenzo Lotto è molto forte. Il sufficiente distacco che comporta poca fatica. D’altra parte, chi ce lo fa fare di sobbarcarci sempre tutti i problemi del mondo. Ma Gesù ci richiama ancora una volta a non tirarci indietro: “generazione incredula e perversa”, definisce così i suoi discepoli. Dobbiamo essere credenti e non increduli, perché credendo sappiamo che le nostre azioni avranno un effetto. Dobbiamo essere determinati e non perversi, perché andando dritti per una sola strada (”per-” indica direzione opposta, “vertere” = volgere) arriveremo a ciò che Dio vuole e non a ciò che noi vogliamo.
Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.
Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.
Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.
Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.
Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.



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