Lunedì 26/05/2025 - Gv 13, 31-36
- Marco Acquati
- 25 mag
- Tempo di lettura: 4 min

In quel tempo. Quando Giuda Iscariota fu uscito, il Signore Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi».
In questo brano, ai suoi amici, Gesù parla di un “comandamento nuovo”. La venuta di Gesù, le sue parole, i suoi gesti … tutto è stato nuovo per chi l’ha conosciuto. Ora, anche verso la fine dei suoi giorni, ha ancora e comunque qualcosa di nuovo da rivelare. E’ evidentemente qualcosa che non è stato possibile rivelare con parole e gesti nel tempo che è passato. L’annuncio riguarda qualcosa che deve ancora accadere. Esattamente la sua morte e resurrezione. Morte e resurrezione che sono così, secondo le sue parole, legati a doppio filo con l’amarsi l’un l’altro come Lui ci ha amato.
Elemento caratteristico, questo, che ci fa essere chiaramente distinguibili e credibili come discepoli di Cristo. Non sono il numero di rosari recitati, non sono il numero di messe a cui abbiamo partecipato, non sono i crocefissi appesi al collo che ci fanno discepoli, ma la misura con la quale ci amiamo reciprocamente come Lui ci ha amato. La misura dell'amore è l'amore senza misura che Cristo ha rivelato sulla croce.
Gesù ci invita a cercare la sostanza: non basta dirsi cristiani, bisogna esserlo, nella misura tracciata dalla sua vita, morte e resurrezione.
Chiediamo a Gesù di accompagnarci a comprendere questa “sostanza”.
Il brano ci suggerisce due spunti: la gloria umile e la sequela sospesa.
La gloria umile: in soli due versetti, Gesù porta ben 5 riferimenti alla “Gloria” (…glorificato…glorificherà…). Nessuna gloria umana può superare questa gloria, perché progettata da Dio. Allo stesso tempo è una gloria “umile” perché non è allineata alle glorie umane, che hanno bisogno di tanta approvazione da parte della gente. Essa sottende un amore che non solo sacrifica se stesso per gli altri, ma il cui sacrificio conduce a una nuova vita risorta. Cercare la gloria di Dio non significa solo fare dono della propria vita, nella misura consona a ciascuno, secondo le proprie sensibilità e capacità, ma anche che occorre dare vita, nel senso di “generare vita”. “Generare vita” è per Gesù nell’accezione più vasta del termine. Chiamare, quindi, alla vita vera e piena tutti, facendo sì che esistano uomini e donne nuovi.
La sequela sospesa: Gesù dice a Pietro che ora non può seguirlo, potrà seguirlo più tardi. Probabilmente pochi mesi prima (non abbiamo riferimenti temporali che ci aiutino) Pietro è stato strigliato da Gesù perché aveva preso in disparte il Maestro, richiamandolo sull’annuncio della morte di croce che aveva appena dato (Mt 16:23). Gesù, nel riprenderlo, gli avevo detto la famosa frase: “Vieni dietro a me, Satana!”. Sotto questa luce, si comprende bene la preoccupazione di Pietro: “Signore, dove vai?” “Signore, perché non posso seguirti ora?” (*). Pietro ha sbagliato una volta e ora ha imparato la lezione: lo seguirebbe fino in capo al mondo. Ma ora - no - Gesù ha detto che per ora la sequela è momentaneamente sospesa. Solo poi lo seguirà.
Esistono momenti nei quali non puoi contare sulla guida del Maestro. Non puoi chiedergli, come tante altre volte: e ora che faccio??? Sono - appunto - quei momenti in cui devi costruire la sostanza della tua vita, donandola, sull’esempio del Maestro ma non in fotocopia del Maestro. Questo passaggio può essere solo frutto di un discernimento personale, che non può essere avulso dalla propria esperienza, storia, sensibilità e forza. Solo così puoi trovare la sostanza della vita. Solo così puoi costruire la “gloria” come Dio vuole.
Per continuare la riflessione, legandola con l’attualità, riporto un breve articolo di AGENSIR. Leone XIV: messa inizio pontificato, card. Pizzaballa “a Gaza non possiamo permetterci il lusso di fermarci. fare tutto il possibile per portare aiuto” - AgenSIR Si parla di pace in Terra Santa. Su quanto sta lì accadendo, c’è molto che coinvolge tutti noi in termini di scelte, discernimento, generare vita e costruire le basi per la gloria di Dio.
(*) la seconda domanda è subito fuori dai versetti che la Liturgia ci propone oggi.
Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.
Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.
Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.
Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.
Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.



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