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Lunedì 25/08/2025 - Mc 1, 4-8

  • Immagine del redattore: Marco Acquati
    Marco Acquati
  • 24 ago
  • Tempo di lettura: 5 min
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In quel tempo. Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Come foto di oggi ho scelto l’iconica copertina dell’album dei Pink Floyd Wish You Were Here, del 1975. L’immagine ritrae due uomini d’affari che si stringono la mano, mentre uno dei due è avvolto dalle fiamme.

La foto/copertina crea una sorta di distorsione emotiva. Come è possibile non curarsi del fatto che l’altro uomo è in fiamme? La stretta di mano appare come un gesto vuoto, incapace di rendersi conto di cosa sta accadendo a colui al quale quella mano appartiene. Vista dal lato dell’uomo in fiamme, la scena può essere interpretata come la tragedia di un’emozione non riconosciuta. Sta bruciando, metafora di un tormento interiore, ma l’altro, il “prossimo” nell’accezione evangelica, non se ne accorge e non se ne cura.

Tanti altri messaggi possono essere immaginati o estratti dalla foto/copertina. Ma, per me, la foto è spunto per realizzare un confronto: fra il modo di apparire dell’uomo dell’immagine (in fiamme) e il modo di presentarsi del Battista, descritto nel brano di oggi come “vestito di peli di cammello e con una cintura di pelle attorno ai fianchi”. Modo di presentarsi, che, anche agli occhi dei suoi contemporanei, può apparire non meno strano di un uomo di affari avvolto dalle fiamme. Abbiamo visto che nel primo caso, il particolare stato di uno non suscita alcuna reazione nell’altro. Ma il Battista quali reazioni ha suscitato? E, se noi fossimo metaforicamente nei panni del Battista, quali reazioni susciteremmo nei nostri contemporanei?

Secondo i biblisti, il vestito di peli di cammello rimanda al deserto e la cintura di pelle attorno ai fianchi rimanda alla pratica del servire, Dio e gli altri. Il deserto, sia nell’antico che nel nuovo testamento, è il luogo della solitudine, ma anche il luogo della manifestazione e della vicinanza di Dio. Sono molti gli esempi che si possono portare qui, ma, fra tutti, ci tengo a ricordare ciò che viene detto pochi versetti dopo questi che oggi leggiamo. Al v. 12, si dice che nel deserto gli angeli servivano Gesù; segno di una vicinanza reale, tangibile.

Nel vangelo, i “fianchi cinti” sono segno di un atteggiamento di servizio fedele (es. Lc 12, 35-37).

Ritengo che i lettori di questo blog si ritrovino, in buona parte, nel percepire personalmente queste due condizioni: vivere nella presenza di Dio e nella costante attenzione al servizio per gli altri. Tanti “deserti” il abbiamo attraversati anche noi: alcuni ritiri spirituali che hanno lasciato il segno. Proprio quel segno della presenza di Dio, piccolo, flebile, ma saldo. Servizio ne abbiamo fatto: per i poveri, per la parrocchia, per i ragazzi.

Ma tutto questo si vede al di fuori di noi? O siamo come l’uomo in fiamme della copertina di Wish You Were Here, che non desta alcuna reazione nell’interlocutore? Riusciamo a trasferire una testimonianza, anche se non detta, anche se non formulata a parole?

Io penso che non dobbiamo temere. Si vede, si vede eccome. Se la nostra esperienza di Dio è esperienza di vita, si percepisce. Il nostro essere discepoli di Cristo ci concede la possibilità di una testimonianza semplice, senza orpelli. Non ci occorrono simboli ostentati. I simboli del “vestito di peli di cammello” e della “cintura di pelle attorno ai fianchi” sono dentro di noi e quotidianamente, senza esercizi straordinari, li viviamo in semplicità.

Di Madeleine Delbrel, la santa della porta accanto, abbiamo questa descrizione, che illustra bene la testimonianza semplice di cui ho parlato (da Krystyna W., compagna e amica di Madeleine): «Vista da lontano, Madeleine presenta un profilo sottile, agile e fragile, ma il cui stesso andamento, così come ogni gesto, porta un segno di energia e di decisione. La si crederebbe un vecchio combattente il cui riflesso di essere pronto ad agire secondo gli ordini ricevuti ha lasciato tracce indelebili. Ci si avvicina a lei, ed ecco subito gli occhi: grandi, luminosi, color marrone chiaro, che vi guardano con attenzione vigile. […] Anche se non ne avevate voglia fino a quel momento, si schiude un colloquio, una conversazione, nel senso profondo ed etimologico di quelle parole. […] Se non siete capace di parlare, o se non ne avete bisogno, tutto può limitarsi ad una stretta di mano, a uno sguardo profondo. Ma se, lasciandovi attirare dalla sua espressione, affrontate infine l’immenso rischio di lasciare intravedere un poco della vostra gioia o della vostra pena, ecco tutto il viso che si anima, come se il vento facesse fremere la superficie trasparente dell’acqua: le espressioni della compassione, della comprensione autentica, della sofferenza realmente sentita, permettono di vedere, come attraverso ad una porta socchiusa, l’immensa strada che ha dovuto essere fatta per giungere ad un tale incontro»

Qui vi è il racconto ribaltato rispetto a quello che appare dalla foto di copertina. Una stretta di mano, non indifferente e che schiude un mondo di compassione fraterna. Qualcuno potrà farmi notare che ho invertito i ruoli. Sì, così appare. Colei che mostra compassione e empatia è quella “in fiamme”, che - come racconta l’amica - ha percorso un’immensa strada, che ha il cuore che arde. Non è incoerenza, però. Dal racconto del Buon Samaritano sappiamo che l’essere il prossimo da aiutare e il farsi prossimo non sono due categorie disgiunte. Se siamo capaci di riconoscere Dio nella nostra vita, se esercitiamo il servizio come stile continuo, se siamo esercitati alla compassione, allora suscitiamo compassione, “patire-con”. Non sussiste il rischio che il nostro stile non susciti reazione. Noi siamo molto di più di un “uomo in fiamme”. Infine, non dimentichiamoci che, in questi rapporti complessi e belli, c’è lo Spirito all’opera, quello che agisce meglio e prima di noi. E non è un caso che venga citato proprio alla fine del brano di oggi.


Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.

Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.

Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.

Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.

Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.

 
 
 

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