Lunedì 23/06/2025 - Lc 5, 1-6
- Marco Acquati
- 21 giu
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 22 giu

In quel tempo. Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, il Signore Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.
Lavano le reti. Nei brani paralleli di Marco e Matteo (Mc 1, 19-20 e Mt 4, 21-22) si dice che quelle reti da pesca erano anche rammendate o riassettate. Gesù chiama i suoi primi discepoli nell'ordinarietà della loro pratica lavorativa. Lavare, sistemare, rammendare non è né un'attività semplicemente manuale, né puramente intellettuale. Gesù non li chiama mentre sono impegnati in un esercizio di meditazione - il che giustificherebbe di più una chiamata da parte del Maestro - però ciò che stanno facendo nasconde qualcosa che lascia intendere una ricerca di senso. Non è apparentemente nulla di spirituale, ma per certi versi lo è. Lavare e rammendare reti richiede presenza totale al momento in corso, a ciò che si sta facendo. Sono attività che non permettono distrazioni: ogni nodo deve essere controllato, ogni strappo riparato con attenzione. La mente si concentra naturalmente sul gesto, creando uno stato meditativo spontaneo. Viene richiesto un certo grado di ripetitività, ma questa non è tale da rendere questo lavoro alienante. È evidente che, pur nella sua semplicità, viene chiesta testa attenta, cuore docile e calmo e mani agili. Magari questa pratica sta anche aiutando i pescatori - poi discepoli - a metabolizzare il fallimento di una notte spesa senza prendere nulla.
Abbozzo un’interpretazione metaforica. Nelle relazioni fra persone, ciò che qui viene raccontato può voler dire lavare ciò che nelle relazioni si è sporcato e riallacciare le relazioni che si sono rotte - rammendare, appunto. E noi sappiamo, per esperienza, che in tutto questo troviamo un senso che ci permette di rimanere in questo mondo con cuore leggero.
Ma anche al di fuori della metafora, tutti noi riusciamo a immaginare il nostro speciale e personale esercizio di “rammendare e lavare le reti”. Può essere qualche attività domestica, cercando l'equilibrio perfetto fra sforzo e risultato. Abbastanza cura ma senza perfezionismo eccessivo. Può essere prendersi un po' di tempo in ufficio, spegnendo tutte le possibili notifiche e occasioni di distrazione, per mettere ordine alla scrivania o alle centinaia di email arretrate.
È la ricerca della serenità attraverso un’attività che richieda una concentrazione bilanciata e sostenibile.
È in questo scenario di tempo e di spirito, entrambi propriamente umani, che si inserisce Gesù. Il miracolo compiuto da Gesù non è solo quello più appariscente e noto - raccogliere così tanti pesci al punto che la rete quasi si rompe - ma è quello che Gesù fa accadere nell'animo umano: trasformare una sensazione di serenità in una gioia piena perché inaspettata nella forma e nella sostanza. Innanzitutto, va riconosciuto che Gesù non crea le condizioni per questo passaggio invitando Simone e gli altri a entrare in uno stato meditativo più profondo. Per usare un linguaggio contemporaneo, Gesù non li invita a un corso di yoga o a una seduta di meditazione zen. Non solo perché - è la considerazione più ovvia - perché tali tecniche non erano in uso ai tempi di Gesù, ma soprattutto perché, se applicate, avrebbero solo esteso la serenità. Ma qui l’obiettivo in gioco è più alto: è la gioia.
E’ indubbiamente bello il metodo usato dal Maestro. Gesù li porta alla gioia attraverso l’incomodo. Sì, li stacca dalla condizione in cui si trovano, creandogli uno scenario impensato e impensabile.
Primo incomodo: stàccati dalla riva. Stàccati dalla terra ferma, dalle cose solide, certe e spostati sull’acqua, su un elemento che non è il tuo naturale, dove inoltre le tue scarsi doti natatorie non possono aiutarti. Lascia anche quel piccolo percorso che - come detto sopra - ti ha portato a un po’ di serenità. Io mi immagino la faccia di Simone quando il Maestro gli pone la richiesta: l’aria scocciata non sarà stato in grado di nasconderla.
Secondo incomodo: non solo scostati di qualche metro da riva, ma vai al largo. Le richieste balorde di questo Maestro passano a un livello superiore. Chiede esattamente tutto il contrario di ciò che Simone aveva programmato di fare. La notte è stata infruttuosa e di giorno non ci si può aspettare di meglio. In più la scena è - osservate bene - un carpentiere che sta dando consiglio a un pescatore su come svolgere il lavoro di pescatore. Anche la dignità professionale ne viene seriamente intaccata.
In conclusione, quindi, cerchiamoci i nostri piccoli spazi di serenità, ma all’interno di questi spazi lasciamoci scomodare dal Signore Gesù. Lasciamo che, ascoltandolo, ci apra nuovi percorsi ai quali noi non oseremmo pensare, lasciamo che ci porti al largo anche se non ne avevamo intenzione. Solo così conosceremo la gioia, concreta e tangibile, nella forma di una rete piena di pesci al punto che quasi si spezza.
Mi piace proporre, come ulteriore stimolo di riflessione, questo articolo, che in parte richiama gli spunti detti: Giovani e speranza. Al tempo dell’iperconnessione, chiamati a essere protagonisti, non semplici spettatori - AgenSIR
In particolare, trovo interessante questo passaggio: "i messaggi in sospeso, le notifiche incessanti, rischiano di costruire un mondo nostro, parallelo, una bolla digitale dove le relazioni si frammentano in emoji e “like”. E qui emerge una verità scomoda: gli altri veri, in carne e ossa, con le loro pause e le loro imperfezioni, possono apparire quasi come un fastidio, un’interruzione in quella frenesia digitale che abbiamo imparato ad amare."
Forse il nuovo tempo dell'oggi ci presenta l'incomodo in qualsiasi persona "reale".
Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.
Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.
Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.
Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.
Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.



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