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Lunedì 22/09/2025 - Lc 18, 28-30

  • Immagine del redattore: Marco Acquati
    Marco Acquati
  • 21 set
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 22 set

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In quel tempo. Pietro disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».

Questo lunedì ho scelto di porvi di fronte ad un’opera molto particolare. Quella che vedete è l’installazione dal titolo “Venere degli Stracci”, di Michelangelo Pistoletto, realizzata la prima volta nel 1967 e riprodotta più volte per diverse installazioni. Si compone di una riproduzione di un modello di Venere classica e di un mucchio di stracci colorati che arrivano a coprire la Venere fino alla testa. L’obiettivo dell’artista è di porre in contrasto, da un lato, la bellezza ideale, la perfezione formale e l’eternità estetica e, dall’altro, i resti della società dei consumi, oggetti quotidiani usurati e privi di valore. La Venere, anziché troneggiare in uno spazio contemplativo, è costretta a misurarsi con la realtà della società consumistica e del rifiuto. Il contrasto esalta ancora di più la caducità e l’inevitabile deterioramento rappresentato da quel cumulo di stracci colorati che mutano nel tempo, si deteriorano, raccolgono polvere. Ma, allo stesso tempo, la Venere sembra inesorabilmente venire sopraffatta da quell’ammasso in disfacimento. La mano tesa della Venere (atto di offerta o di contatto) non si rivolge più al vuoto contemplativo, ma tocca direttamente la massa caotica degli stracci e si sporca di quotidianità. L’ideale classico, se accostato allo scarto, non può che subire la logica del consumo e della trasformazione.

Il deserto di Atacama in Cile è la destinazione finale delle centinaia di migliaia di abiti usati confezionati a basso costo nelle fabbriche-pollaio dell’Asia per rifornire i negozi di Stati Uniti ed Europa. Roba di scarsa qualità che gli acquirenti indossano per una stagione e, poi, preferiscono gettar via piuttosto che rammendare. E’ stato stimato che vi sono depositate almeno 500.000 tonnellate di stracci e circa 40.000 tonnellate arrivano ogni anno. Il cumulo è talmente grande che può essere visto dallo spazio. Cile, cimitero della moda mondiale. Nel deserto la discarica dei record Una “abbondanza malata” che deteriora inevitabilmente il paesaggio, l’acqua di falda, l’aria, la bellezza di quegli spazi.


Il brano evangelico di oggi parla di una “abbondanza sana”, come partecipazione alla vita del Regno. La traccia è in quel “molto di più”, che può essere inteso sia come una misura numerica/compensativa (restituzione, ricompensa materiale) sia come una partecipazione qualitativa (molteplice benedizione/nuove relazioni, vita piena nel presente e nell’aldilà). Il “lasciare”, dichiarato da Pietro e richiamato dal Maestro, genera un aumento di fraternità, opportunità di salvezza e ricchezza spirituale. Forme di ricchezza, queste, che non possono essere accumulate a dismisura e che non deperiscono. La bellezza della vita non viene intaccata, ma ne guadagna da tutto ciò, come anche la società civile, che diventa più sapiente nell’accogliere, perché quel “molto di più” è solo un dono e in quanto dono non genera alcun desiderio di possesso. Quindi, quella proposta da Gesù non solo è un’abbondanza sana ma è anche un’abbondanza che risana.

Infine, tutto questo non può prescindere dal “lasciare”, dal “liberare”. Lasciare, più in generale, le solide sicurezze: di fronte a Pietro, che dichiara di aver lasciato i beni, l’unico “bene” che Gesù cita in risposta è la casa; la restante parte dell’elenco è costituita da esempi di relazioni famigliari. La casa è - appunto - la sicurezza di un tetto sotto cui dormire. Per le relazioni famigliari, guardando ai tempi che viviamo, è più giusto interpretare quel "lasciare" come un "liberare". Il tema è ampiamente trattato dalla neuropsichiatra Mariolina Ceriotti Migliarese nei due articoli che trovate a questi link: Sposi, figli, fratelli: il Giubileo per verificare gli affetti Schiavitù in famiglia? Sì, se non si riconosce l'altro da sé

L’autrice aiuta a coltivare relazioni più libere, sane e fondate sulla speranza di un futuro migliore. Ci invita a riflettere come sia vitale rallentare i tempi così da costruire relazioni famigliari fondate su rispetto, libertà e attesa.


Ancora per questo lunedì, al posto dell'usuale preghiera dell'Adoro il Lunedì, riporto sotto la preghiera per il Tempo del Creato, che è in corso fino al 4 Ottobre Season of Creation. Vi invito a leggerla e meditarla, anche alla luce di quanto detto riguardo al consumismo eccessivo e ai rifiuti che genera.


Creatore di tutto,

ti lodiamo per il dono della vita e per la fede che ci unisce nella cura della nostra casa comune.

Confessiamo quanto ci siamo allontanati gli uni dagli altri, dal tuo Creato e dal nostro vero io.

Riconosciamo che la nostra avidità e i nostri impulsi distruttivi hanno frammentato il nostro rapporto con te, con gli altri e con la Terra.

I campi fertili sono diventati aridi, le foreste giacciono desolate, gli oceani e i fiumi sono inquinati.

Comunità fiorenti sono diventate luoghi di sofferenza, e la terra grida.

Amato Cristo, che hai detto “Shalom” ai cuori spaventati, spingici ad agire con compassione.

Ispiraci a lavorare per la fine dei conflitti e per il pieno ripristino delle relazioni interrotte:

con te, con la comunità ecumenica, con la famiglia umana e con tutto il Creato.

Principe della Pace, attraverso le tue ferite, insegnaci a essere solidali con le ferite degli altri, del Creato e del mondo.

Attraverso la tua risurrezione, rendici persone di speranza, con una visione di spade trasformate in aratri e lacrime trasformate in gioia.

Che possiamo unirci come un'unica famiglia, per lavorare per la tua pace, uno shalom dove tutto il tuo popolo possa dimorare in sicurezza e riposare in luoghi tranquilli.

Amen.


 
 
 

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