Lunedì 18/08/2025 - Lc 11, 27-28
- Marco Acquati
- 17 ago
- Tempo di lettura: 4 min

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
L’immagine di copertina di oggi riporta insieme due quadri. Uno, quello in basso, è di Jean-François Millet e si intitola “Primi passi”. L’altro è di Vincent Van Gogh ed è una copia revisionata del quadro di Jean-François Millet. Durante l’autunno e l’inverno fra il 1889 e il 1890, Vincent Van Gogh realizzò 21 copie di opere di Millet, un artista che ammirava molto. In quel periodo Van Gogh era ospite presso il manicomio di Saint Remy. Vi era entrato volontariamente nel maggio del 1889. Fu, questo, un periodo difficile della vita di Van Gogh, ma anche di creatività sorprendente. “La notte stellata” risale, ad esempio, a questo periodo.
Allo stesso momento risale anche questo quadro/copia, e una personalità complessa come Van Gogh, ovviamente, non poteva limitarsi a una copia somigliante, ma ha reinterpretato tutto in chiave simbolica.
Il colore è la principale differenza che salta all’occhio. Ma non è solo riconducibile alla diversa tecnica (quella di Van Gogh è olio su tela, quello di Millet è pastello su carta), ma anche all’uso degli spazi. Il grande albero sullo sfondo è, per Van Gogh, sviluppato per l’interezza della sua chioma ed è un ripetersi di riccioli in sfumature dal verde scuro al bianco. Tutto lascia intendere che è primavera. Tutto è un inno alla vita. E altro non può essere, visto il tema raffigurato. Anche la lenzuola bianche stese ad asciugare sopra allo steccato di fondo (dettaglio aggiunto da Van Gogh e assente nel quadro di Millet) rimandano una festa: appaiono come dei drappi stesi lungo il percorso del santo patrono, per la festa paesana.
Però, nella versione di Van Gogh, a guardar bene, non è tutto festa, non è tutto semplice e bello. Primo: la distanza fra il padre con le braccia aperte e il bambino è nettamente maggiore. Nel quadro di Millet, la mano del padre e quella del bimbo, sebbene su piani diversi, quasi si toccano. In Van Gogh, il bimbo deve percorrere un pezzo di strada decisamente più lungo per giungere in sicurezza nell’abbraccio del padre. Poi, in entrambi i casi, il terreno sul quale il bimbo si trova a compiere per la prima volta l’avventura del camminare, non è dei più adatti: è un orto, con quindi buche, avvallamenti e dossi. Percorso al quale Van Gogh aggiunge una difficoltà in più. In entrambe le opere, è disegnato un profondo solco sulla superficie dell’orto. Mentre in Millet, tale solco è molto vicino al padre al punto che il padre lo supera con l’estensione delle braccia, per Van Gogh il solco è proprio in mezzo fra padre e figlio, al punto che è impossibile immaginare che il bimbo lo supererà, ma ci inciamperà, finendo a faccia in giù, fra urla e pianti.
Il quadro di Van Gogh celebra la vita, attraverso la scena raffigurata e attraverso i colori. Però, pur riconoscendo che nella vita sono necessari alcuni “Primi Passi”, questi non saranno semplici, comporteranno inciampi e cadute.
Nel brano di oggi, Gesù invita tutti a fare un primo importante passo: ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica. Sappiamo che non è una cosa facile. Sappiamo anche che è molto più facile stare aggrappati alle poche certezze che abbiamo, come ad esempio i legami famigliari naturali: rappresentati nel quadro dalla madre del bimbo, da cui il bimbo deve staccarsi per “rischiare” l’avventura dei primi passi, e nel Vangelo dal richiamo al “grembo che ti ha generato”. Però, indubbiamente, quel passo va fatto, come un bimbo che prima o poi deve smettere di gattonare. Saranno inciampi e tomboli e ci sbatteremo il muso, ma se non lo facciamo, mai avremo modo di andare incontro al Padre, che è lì pronto per prenderci in braccio. Allo stesso tempo, comunque, non possiamo lasciare completamente il “grembo che ci ha generato”, perché in quello c’è chi ci ha accompagnato fino a quel punto, c’è la nostra storia, quello che noi siamo.
Per comprendere bene questo esercizio vi lascio alla lettura di due articoli. Entrambi che parlano del sangue versato in Palestina.
Il primo è di don Enzo Gabrieli. E’ un’invocazione a Maria, donna di Palestina, grembo che ha generato Gesù, madre di Speranza. E’ la madre che ci accompagna fino al primo passo, proprio perché madre di Speranza … perché senza la Speranza di riuscire nessuno farebbe il primo passo.
Il secondo articolo è una breve intervista a Mons. Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi, a seguito dei fatti legati all’espulsione di don Capovilla da Tel Aviv. Mons. Ricchiuti si immagina più di un primo passo: 500.000 primi passi, dall’Egitto a Gaza. Questo è, se volete, la risposta all’invito di Gesù di mettere in pratica il Vangelo ascoltato. Non sarà facile, ma è straordinariamente bello che si provi a farlo.
Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.
Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.
Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.
Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.
Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.



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