Lunedì 17/06/2024 - Lc 6, 39-45
- Marco Acquati
- 17 giu 2024
- Tempo di lettura: 2 min
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
Una raccolta di diversi insegnamenti pronunciati da Gesù. Questo è quello che si presenta a noi al termine di questa lettura. Forse detti da Gesù in questa sequenza o forse raccolti qui da Luca.
Un campionario che, visto nel suo complesso, ci sorprende. I singoli passaggi trasmettono significati profondi. Si parte dall’ironica parabola (non possiamo non immaginare Gesù che sorride nel dirla) del cieco che guida il cieco, che invita tutti ad una responsabilità adulta nel scegliere chi ci guida. Si passa poi al richiamo morale a non pretendere di essere superiori a chi è nostro maestro, che però sottintende la sorprendente promessa di poter essere anche noi, un giorno, interamente come il Maestro Gesù. Dopo segue la parabola, in forma di sollecito, della pagliuzza e della trave. Talmente nota da essere entrata nel linguaggio comune. E talmente esagerata da far sorridere.
C’è veramente di tutto in questo brano: l’ironia, l’esagerazione, il dolce invito, il paragone e la metafora. Se si osserva questo brano con sufficiente distacco, c’è qualcosa che spiazza: Gesù usa mille linguaggi e tutti i linguaggi sono leciti per portare il Messaggio. Richiamando l’evangelista Giovanni, per noi è vitale rimanere nel Padre. Gesù ce lo spiega in mille modi possibili, invitandoci a scoprire ogni piccolo atteggiamento utile per raggiungere questo scopo.
Ed è anche commovente, perché Gesù non demorde. Questo brano è testimonianza di ciò che lo Spirito continua a fare con noi, ogni giorno e ogni ora. Nella giornata ci presenta mille eventi diversi che diventano mille insegnamenti. Ci sono momenti in cui noi accogliamo più volentieri l’ironia, altri in cui desideriamo il dolce invito, e lo Spirito asseconda queste nostre esigenze. Proprio questo ci viene proposto quotidianamente, se osserviamo con attenzione. Solo se amiamo le nostre “vuote giornate” scopriremo che sono piene. Piene dello Spirito che ci guida e ci fa crescere.
Anche quando si è perso tutto, come a Gaza, lo Spirito insegna che è possibile rimanere nel Padre e trasformare il dramma in speranza: https://www.agensir.it/quotidiano/2024/6/13/israele-e-hamas-card-pizzaballa-ai-pellegrini-di-bologna-facilitare-gli-spiragli-di-dialogo/



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