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Lunedì 16/06/2025 - Lc 4, 14-16. 22-24

  • Immagine del redattore: Marco Acquati
    Marco Acquati
  • 15 giu
  • Tempo di lettura: 5 min
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In quel tempo. Il Signore Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria».

Le camere dell'eco rappresentano uno dei fenomeni più significativi della comunicazione digitale contemporanea. Si tratta di ambienti informativi chiusi dove le nostre idee e credenze vengono continuamente amplificate e rafforzate, mentre i punti di vista alternativi vengono sistematicamente esclusi.

Immaginiamo un circolo vizioso: più sviluppiamo una convinzione particolare, più questa si consolida attraverso i contenuti che riceviamo dal nostro network digitale. È come trovarsi in una stanza dove la nostra voce rimbalza sulle pareti, tornando a noi sempre più forte e distorta. In questo ambiente, le opinioni divergenti non riescono nemmeno a varcare la soglia.

Questo fenomeno non è casuale, ma è il risultato diretto di come funzionano gli algoritmi dei principali social media - Facebook, X (ex Twitter), Instagram, TikTok e molti altri. Queste piattaforme sono progettate con un obiettivo preciso: mostrarci contenuti simili a quelli con cui abbiamo già interagito positivamente.

Il meccanismo è semplice quanto efficace: se manifestiamo interesse per un determinato argomento, l'algoritmo interpreterà questo comportamento come un segnale di gradimento e ci proporrà contenuti sempre più allineati con quella preferenza iniziale.

Internet offre uno spazio pressoché infinito dove ogni idea, anche la più insolita, può trovare una comunità di sostenitori. Una persona convinta di teorie controverse non farà fatica a scoprire migliaia di individui che condividono le sue stesse convinzioni, spesso organizzati in gruppi e canali dedicati.

L'algoritmo, riconoscendo questi ambiti di interesse, alimenterà ulteriormente questo processo: suggerirà nuovi post correlati, proporrà gruppi affini, raccommanderà profili che la pensano allo stesso modo. Di conseguenza, le convinzioni iniziali non solo si mantengono, ma si intensificano progressivamente.

Gli algoritmi non fanno altro che sfruttare una caratteristica profondamente umana: la nostra naturale predisposizione a cercare conferme piuttosto che sfide alle nostre idee. È più confortevole ascoltare voci che risuonano in armonia con i nostri pensieri piuttosto che confrontarci con opinioni che potrebbero metterci in discussione.

Questa tendenza, amplificata dalla tecnologia, crea un ambiente dove la diversità di pensiero viene gradualmente erosa, lasciando spazio a una realtà sempre più omogenea e autoreferenziale.

Anche la sinagoga di Nazaret (del brano di oggi) funzionava esattamente come una moderna camera dell'eco digitale, ma con una differenza sostanziale: la prossimità fisica amplificava ulteriormente i meccanismi di conferma sociale. Immaginiamo la scena: uno spazio chiuso di circa 100 metri quadri, una cinquantina di persone ammassate, Gesù che parla mentre inizia il caratteristico borbottio di disapprovazione.

Come negli algoritmi dei social media che amplificano i contenuti più "coinvolgenti", anche in quella sinagoga le voci che emergevano dal rumore di fondo erano quelle più semplici, immediate, ancorate ai bisogni primari e alla quotidianità. "Ma non è il figlio di Giuseppe?" risuona da una parte. "Ma certo che è lui!" risponde dall'altra estremità della sala. Il meccanismo di rinforzo reciproco si attiva immediatamente: ogni sussurro trova eco nel vicino, ogni dubbio viene immediatamente validato dalla comunità. La dinamica di filtraggio tipica delle camere dell'eco moderne si manifesta con chiarezza.

Come in una moderna camera dell'eco digitale, la comunità nazaretana amplifica e rinforza la propria visione preesistente, escludendo automaticamente informazioni che potrebbero contraddirla. Il meccanismo di conferma sociale è evidente: inizialmente "tutti gli davevano testimonianza ed erano meravigliati", ma solo finché le parole di Gesù rimanevano nel campo del conosciuto e dell'accettabile. Nel momento in cui la sua predicazione sfida le loro categorie mentali consolidate, scatta il rifiuto.

Gesù intuisce perfettamente questo meccanismo quando anticipa: "Certamente voi mi citerete questo proverbio: 'Medico, cura te stesso'". Comprende che la comunità pretenderà da lui solo conferme delle proprie aspettative, rifiutando qualsiasi messaggio che esca dai loro schemi predefiniti. La differenza cruciale rispetto alle moderne camere dell'eco digitali è che qui abbiamo una voce profetica che deliberatamente rompe il sistema chiuso, introducendo una prospettiva radicalmente diversa e scomoda, costringendo la comunità a confrontarsi con i propri limiti interpretativi. Si crea così una sorta di viscosa sostanza che si frappone a ogni comunicazione; un ambiente in cui le idee innovative non riescono a penetrare, rimbalzando continuamente contro le pareti di convinzioni precostituite. Non si dà ascolto al significato profondo delle parole di Gesù, ma si alimenta esclusivamente il già sentito, replicando meccanismi di autorafforzamento che impediscono qualsiasi evoluzione del pensiero. La condizione della sinagoga di Nazaret rivela come il fenomeno delle camere dell'eco non sia un'esclusiva dell'era digitale, ma rappresenti una tentazione connaturata a ogni spazio chiuso - sia esso fisico come quella sinagoga antica o le nostre comunità parrocchiali contemporanee, sia virtuale come i gruppi sui social media, sia interiore quando l'anima stessa si barrica contro voci nuove, giovani, esterne e fresche. La differenza cruciale sta nella presenza di Gesù: una voce profetica che sceglie deliberatamente di rompere i naturali meccanismi. Invece di adattarsi alle aspettative della comunità o di alimentare le loro conferme, introduce elementi di disturbo che costringono il sistema chiuso a confrontarsi con i propri limiti. È l'antidoto più efficace contro ogni forma di pensiero autoreferenziale: la disponibilità ad accogliere il diverso, l'inaspettato, l'inquietante messaggio che viene da fuori e mette in discussione la nostra ritualità stanca e le nostre convinzioni meschine.

D'altra parte anche la Pentecoste è partita da uno spazio chiuso, ma c’è stata Pentecoste solo quando gli apostoli si sono decisi ad aprire quella porta, la porta del Cenacolo. Talvolta basta solo aprire un po' le finestre e far entrare aria nuova. C'è già fin troppo odore di chiuso.


Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.

Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.

Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.

Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.

Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.


 
 
 

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