top of page

Lunedì 15/09/2025 - Lc 17, 26-33

  • Immagine del redattore: Marco Acquati
    Marco Acquati
  • 14 set
  • Tempo di lettura: 5 min
ree
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva».

L’immagine che ho scelto per oggi è un quadro di Salvador Dalì (1904-1989), pittore catalano (oltre che scultore, scrittore, fotografo, regista, ecc.). Il quadro - che penso molti abbiano già visto - si intitola “La persistenza della memoria” ed è conservato al Moma di New York. Salvador Dalì era un pittore della corrente surrealista e dadaista e questa opera è pienamente in linea con la poetica di tale corrente. L’unico elemento “reale” della raffigurazione è la costa rocciosa sullo sfondo: sono le coste catalane di Port Lligat, dove Dalì visse. Per il resto, le forme, il contesto, gli oggetti ci fanno sentire come dentro a un sogno.

Gli elementi che più di altri saltano all’occhio sono gli “orologi sciolti”. Sono orologi da tasca che, invece di mantenere la loro rigidità, appaiono deformati, colanti, come se fossero fatti di cera che si scioglie. Essi stanno ad indicare che il tempo non è qualcosa regolarmente scandito, meccanico, come gli ingranaggi che fanno funzionare un orologio, ma non ha rigidità, è inconsistente, deformabile a seconda del contesto e di come ci sentiamo.

E’ come il tempo che viene raccontato nel Vangelo di oggi: “mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano.” Sono attività ordinarie, dettate da necessità, regolari come le lancette dell’orologio, ma tutto sommato vuote e inconsistenti, perché ripetitive, uguali a se stesse. Magari vissute con affanno (perché ci sono le scadenze da rispettare, le risposte che devono dare evidenza di efficienza), tutte piccole, una dopo l’altra, che alla fine della giornata ti fanno dire: “Ma oggi cosa ho fatto? Ho fatto tante cose ma cosa ho fatto veramente?” Ecco la routine senza senso. Ecco, l’inconsistenza. Come gli orologi di Dalì.

C’è, quindi, un tempo ordinario, delle cose ordinarie. E poi c’è il tempo delle scadenze, dell’urgenza, della performance.

Ma, forse, c’è anche un terzo tipo di tempo che ci insegna oggi il Maestro. E’ il tempo che si muove nell’intenzione di Dio Padre. Emerge dal racconto. I due personaggi biblici citati agiscono nell’intenzione di Dio, ovvero con lo spirito con cui Dio guida la realtà. Noè, che istruito da Dio, costruisce l’arca e ci carica su la sua famiglia e una coppia di ogni animale. Lot, che guidato dagli angeli, esce da Sodoma insieme alla moglie.

Il tempo vissuto nell’intenzione di Dio è il modo con cui si riempie il tempo ordinario e lo si rende solido, lo si sostanzia. Se noi operiamo secondo lo spirito con cui Dio guida, il nostro tempo ha un peso perché stiamo facendo ciò che Dio Amore ci ha invitato a fare. Non stiamo facendo ciò che, in generale, è gradito a noi, ma ciò che Dio ha pensato per noi, fin dalla notte dei tempi perché fosse il meglio per la nostra vita. Il meglio per la nostra vita vuol dire il meglio per la nostra salvezza. Come Noè e Lot che seguendo Dio si sono - appunto - salvati. Dobbiamo lasciare tutto e fidarci. Non è un esercizio facile e la tentazione è lì, dietro l’angolo. Girarsi indietro, rifugiarsi dentro la tranquillità della ruotine, come dentro a una coperta calda un po’ logora, è comodo. Vien da domandarsi: ma chi me la fatto fare? Come Noè: costruire l’arca è fatica non indifferente. Ma girarsi indietro nasconde il rischio: come la moglie di Lot, trasformata in una statua di sale, che alla prima pioggia scompare. L’inconsistenza, di nuovo.

Concludo con un racconto, tratto da un articolo di Agensir. In Nicaragua è in corso una diaspora di persone cattoliche di vario titolo: vescovi, seminaristi, religiose, ecc. Finora ne sono state espulse 302.

Ritengo che l’intervista riportata nell’articolo faccia percepire il peso delle scelte, non banali (l’esilio e comunque la continuazione dell’accompagnamento spirituali per i fratelli Nicaraguensi) ispirate dall’ascolto del messaggio di amore di Dio. Il fatto che nell’intervista Mons. Baez parli di speranza, fiducia, dialogo, fraternità, non è solo per dimostrare che, nonostante tutto, la vita va avanti, ma è per testimoniare che gestire il tempo nell’intenzione di Dio porta necessariamente a percepire in modo concreto speranza, fiducia, dialogo, fraternità.


Straordinariamente, al posto dell'usuale preghiera dell'Adoro il Lunedì, riporto sotto la preghiera per il Tempo del Creato, che è in corso fino al 4 Ottobre Season of Creation. Vi invito a leggerla e meditarla. C'è anche un tempo per il Creato: anche quello è segno dell'Amore di Dio. Contemplarne le meraviglie e agire per conservarlo è dare senso al tempo che stiamo vivendo.


Creatore di tutto,

ti lodiamo per il dono della vita e per la fede che ci unisce nella cura della nostra casa comune.

Confessiamo quanto ci siamo allontanati gli uni dagli altri, dal tuo Creato e dal nostro vero io.

Riconosciamo che la nostra avidità e i nostri impulsi distruttivi hanno frammentato il nostro rapporto con te, con gli altri e con la Terra.

I campi fertili sono diventati aridi, le foreste giacciono desolate, gli oceani e i fiumi sono inquinati.

Comunità fiorenti sono diventate luoghi di sofferenza, e la terra grida.

Amato Cristo, che hai detto “Shalom” ai cuori spaventati, spingici ad agire con compassione.

Ispiraci a lavorare per la fine dei conflitti e per il pieno ripristino delle relazioni interrotte:

con te, con la comunità ecumenica, con la famiglia umana e con tutto il Creato.

Principe della Pace, attraverso le tue ferite, insegnaci a essere solidali con le ferite degli altri, del Creato e del mondo.

Attraverso la tua risurrezione, rendici persone di speranza, con una visione di spade trasformate in aratri e lacrime trasformate in gioia.

Che possiamo unirci come un'unica famiglia, per lavorare per la tua pace, uno shalom dove tutto il tuo popolo possa dimorare in sicurezza e riposare in luoghi tranquilli.

Amen.


 
 
 

Commenti


Mandami un messaggio e fammi sapere che ne pensi

Grazie!

© 2035 by Train of Thoughts. Powered and secured by Wix

bottom of page