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Lunedì 15/07/2024 - Lc 10, 8-12

  • Immagine del redattore: Marco Acquati
    Marco Acquati
  • 14 lug 2024
  • Tempo di lettura: 2 min
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In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai settantadue discepoli: «Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

Desidero richiamare qui un passaggio della Evangelii Gaudium (EG 20): Oggi, in questo "andate" di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, tutti siamo chiamati a questa nuova "uscita" missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo.

Tutti missionari, quindi. Siamo tutti fra quei 72. Questo brano è rivolto a tutti. Questo non dovrebbe spaventarci, ma consolarci, perché l’invito che ci viene fatto è di sentirci fratelli, desiderosi del calore e dell’abbraccio di qualcun altro.

“Mangiate quello che vi verrà offerto” è la sollecitazione a condividere un piatto (e anche un tetto) con qualcun altro. E’ cercare l’incontro con lo sconosciuto (ma veramente sconosciuto, visto che non è neanche della tua città) che dopo poco diventa fratello e compagno di viaggio.

Lo spazio condiviso è generativo. Fra l’economia (amministrazione della casa) e l’ecologia (studio della casa), c’è una ecofilia (amore per la casa) che va riscoperta. La casa, qualunque essa sia e assunta in accezioni anche più vaste (la strada, il paese, il quartiere), è luogo di benessere, a prescindere dai conflitti che inevitabilmente ci sono. Perché è godere del fatto che si fa insieme qualcosa per il bene di tutti. Non capitani di ventura ma monaci in comunità. E per questo la “casa” nella sua semplicità va riscoperta e amata.

Ovviamente non è tutto facile. Le cose possono andare male al punto da “scuotere la polvere da sotto i calzari”. Ma ricordando che l’azione di Dio continua, anche senza di noi e forse meglio di noi. Quindi, anche la fatica diventa illuminante esercizio di affidamento.


Istruttiva, da questo punto di vista, l’esperienza dei “circles” alla settimana sociale appena conclusa a Trieste: https://www.agensir.it/50a-settimana-sociale/2024/07/12/settimana-sociale-lesperienza-del-circle-palestra-di-umanita-e-sinodalita/



 
 
 

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