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Lunedì 12/05/2025 - Gv 6, 44-51

  • Immagine del redattore: Marco Acquati
    Marco Acquati
  • 11 mag
  • Tempo di lettura: 4 min
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In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

“Chiunque ha ascoltato il Padre, viene a me.” Così si esprime il Figlio. Non secondo la modalità che sarebbe più logica: chi ascolta il padre va al padre. Conoscendolo, grazie all’ascolto, si unisce a lui. No. L’avvicinamento è verso il figlio. Nel brano tanti sono i rimandi dal Padre al Figlio e viceversa. Fra il Padre e il Figlio non esiste solo una comunione di intenti, ma c’è un completarsi reciproco.

Perché il Vangelo di Giovanni, in modo particolare, desidera farci apprendere tutte le sfumature singolari di questo rapporto di figliolanza/paternità? Perché noi, nella nostra umanità, è quello che desideriamo di più: proprio quel rapporto padre-figlio lì. Che bello se tutto il pensiero cristiano si potesse ricondurre a un'invocazione semplice e amorevole: papà! Certamente sarebbe una declinazione un po' riduttiva, ma sarebbe capace di sposare un ideale perfetto. Un padre buono in grado di essere guida e conforto. Non disposto a viziarci, ma che ci dona ciò che è opportuno per noi quando serve. Sempre lì al nostro fianco, con discrezione, per donarci vita, affinché anche noi diventiamo capaci di dare vita (”In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna”).

Questa struttura padre-figlio ha un chiaro intento pedagogico: noi diventiamo credenti cristiani non perché possediamo chissà quale speciale dote di intelligenza o perché siamo religiosamente ferventi. È perché quel rapporto padre-figlio dice tanto della nostra identità più profondamente umana e vi guardiamo con cuore adorante/aderente.

“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.” Questo è un altro passaggio nella dimensione padre-figlio, che tanto - come già detto - racconta della nostra umanità. Sappiamo che la carne di Gesù donata per la vita del mondo è l’offerta della sua vita sulla croce, in completa obbedienza alla volontà del Padre. Gesù offre la sua vita perché il Padre lo ama e continuerà ad amarlo.

Da “amare un ideale incarnato” all’”amare una volontà.” Questo è il percorso e in questo ordine. Si parte dall'amare una condizione e si passa all'azione su cui quella condizione ci ha istruito. Offrire la propria vita è essere per gli altri e non per se stessi, sapendo però che questo aiuta anche noi stessi, perché sempre più progrediamo nell'amore del Padre.



Per continuare la riflessione, non riporto il testo di un articolo di Agensir - come tradizione - ma un testo che ho trovato sui social. Fra le tante cose che sono circolate a seguito dell'elezione di Papa Leone XIV questa è quella che mi ha colpito di più. Infatti, abbiamo ora un nuovo Santo Padre che, portando la sua croce, è venuto a richiamarci al Padre che è nei cieli.

Riporto il testo integralmente.

«Quando vedete la fumata bianca… Non pensate al prestigio. Non correte a pubblicare, a speculare o a celebrare il potere. Inginocchiatevi. E pregate. Perché l'uomo che presto uscirà sul balcone centrale della Basilica di San Pietro non sta reclamando un trono, ma abbracciando una croce. Non è un vincitore, ma un agnello sacrificale scelto per guidare un mondo stanco. In quel preciso istante, potrebbe trovarsi nella piccola e nascosta "Cappella delle Lacrime" accanto alla Cappella Sistina, a piangere. Non in trionfo, ma con stupore e timore, chiedendo a Dio: "Perché io?" Racconterà le sue debolezze. Elencherà ogni motivo per cui si sente indegno. Ma Dio non avrà bisogno di forza: darà misericordia. Quest'uomo porterà tutto il peso dell'ufficio di Pietro. Si stancherà. Soffrirà in silenzio. Invecchierà, forse troppo presto. Non si ritirerà nel comfort. Morirà servendo. Il suo fardello sarà invisibile a molti, ma la sua anima lo sentirà ogni giorno. Quando vedrete il fumo bianco... pregate per lui. Non sta entrando nella gloria, sta camminando verso il sacrificio» (Michael Hesemann, storico e vaticanista tedesco).


Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.

Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.

Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.

Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.

Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.

 
 
 

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