Lunedì 11/08/2025 - Lc 11, 1-4
- Marco Acquati
- 10 ago
- Tempo di lettura: 4 min

In quel tempo. Il Signore Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».
Il quadro sopra riportato è dell'artista americano David Mueller. L'opera è stata realizzata circa 10 anni fa, a seguito di un lungo periodo di malattia sofferto dall'artista. Con l'opera David Mueller ha voluto ringraziare le suore di una chiesa di Cincinnati (Children of Mary Sisters) che durante la malattia hanno pregato per lui. Il quadro s'intitola "Il potere della preghiera". Lo stile dell'artista è definito "Painterly Realism", che si può tradurre come "realismo con pennellata visibile". Pur rappresentando le forme in modo realistico, l’artista lascia percepire la materia e il gesto della pennellata, senza cercare una finitura fotografica perfetta. Osservate come, da destra a sinistra, i dettagli si perdano in pennellate sempre più ampie, al punto che l'ambiente raffigurato sembra confondersi dentro a una nuvola. Forse l'incenso? O la preghiera che diventa così potente al punto di distorcere la visione (come una "fata morgana" nelle giornata molto calde)?
Al di là delle interpretazioni possibili, con il suo stile particolare Mueller ci suggerisce che la realtà materiale è solo parziale, mentre ciò che conta è l’atto spirituale.
Altro elemento interessante, che comunque si lega al precedente, è l'atteggiamento vario delle suore in preghiera. La maggior parte sono in ginocchio, ma ce n'è anche qualcuna seduta. Poi c'è chi ha le mani giunte, chi invece le incrocia sul petto, e chi con le mani si copre il volto. L'elemento emotivo è chiaramente rappresentato e si percepisce nettamente una profonda devozione, ma il modo con cui ciascuna esprime questa devozione è diversa da suora a suora.
A Tor Vergata, durante la veglia del 2 agosto, si saranno potute contare forse un milione di modalità diverse di pregare, una per ogni giovane presente.
Un milione di giovani in silenzio davanti al Santissimo. L'agire dello Spirito si misura anche in quella varietà, in quella assenza di uniformità. La concordanza è vissuta solo nello stile del silenzio e nel riconoscersi figli dello stesso Padre.
Nel Vangelo di oggi, i discepoli vedono Gesù e gli chiedono di insegnare loro a pregare. Ma il testo non precisa il modo in cui Gesù stesse pregando. Era forse in ginocchio? Seguiva lo stile dei sacerdoti del tempio?
Anche Gesù nella risposta non dice nulla sull'atteggiamento del corpo durante la preghiera. Non lo dice qui e non lo dice altrove nel Vangelo. Per confronto, la preghiera comunitaria mussulmana, recitata spalla contro spalla, risale ai tempi del profeta Maometto. Lì, un profeta ha precisato come muoversi durante la preghiera.
Nella tradizione cristiana, nello svolgersi dei secoli, tanto si è scritto e normato sugli atteggiamenti da tenere durante la preghiera. Pensiamo, ad esempio, all'enorme lavoro svolto da Sant'Ignazio.
Gesù sa che l'umanità è in grado di trovare il modo migliore per essere in unione a Dio, a seconda delle epoche e delle culture. Quindi, non ha bisogno di precisarlo. A lui preme invece ricordare che la preghiera è un rivolgersi a Dio come Padre, è chiedere la santificazione del Suo nome e l'avvento del Suo regno. Poi alcune domande concrete: il pane quotidiano (quello per cui ancora oggi si muore), il perdono dei peccati e la protezione dalle tentazioni. Per il resto non serve mettere paletti, perché ogni cultura e ogni epoca saprà scoprire il modo più consono.
Anni fa ho avuto modo di frequentare per un certo periodo una parrocchia cattolica a Mumbai, India, e la piccola cappellina con l'esposizione permanente del Santissimo. Spesso mi capitava di vedere, davanti al Santissimo, persone in preghiera, sedute a terra, con la schiena dritta, le gambe incrociate davanti al corpo e le mani appoggiate sulle ginocchia. E' una delle posizioni più basilari dello yoga (Sukhasana). Il fascino suscitato da tale immagine ha ancora risonanze in me, a distanza di anni: è la loro cultura che ha suggerito di agire così, non la tradizione occidentale cristiana.
Nessuno può immaginare quanto ampia e varia possa essere la spiritualità dell'essere umano. Neanche il Figlio di Dio venuto sulla terra era in grado di immaginarlo. La vita è grande, bella e declinabile in mille modi. E anche la preghiera. L'ascolto di Dio Padre è sempre lì, attento e amorevole, pronto a rispondere a qualunque richiesta dei figli amati, in qualsiasi forma. La varietà di forme possibili è la principale bellezza di questo rapporto amorevole.
Per di più, visto che non esistono ricette preimpostate, nessuno può dire, con riprovevole disprezzo: "tu preghi così, mentre io prego cosà". Tutte le forme di preghiera sono possibili; tutte con tutti, figli di quell'unico Padre.



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