Lunedì 10/11/2025 - Mt 24, 42-44
- Marco Acquati
- 9 nov
- Tempo di lettura: 4 min

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
I versetti di oggi fanno parte del cosiddetto “discorso escatologico” del Vangelo di Matteo. Il discorso occupa gli interi capitoli 24 e 25. Questi versetti sono collocati in mezzo al “discorso”; da intendersi quasi in senso matematico/geometrico.
Nostro Signore è costantemente impegnato a lavorare nella nostra vita, ma quasi sempre noi non ce ne rendiamo conto. Gesù ci invita a scavare più a fondo nella nostra vita per comprendere che questa non è solo il succedersi di cose, in un costante “galleggiare”, ma è qualcosa di più profondo e più ampio, dove un percorso è tracciato per noi con mano sapiente. La vigilanza a cui il brano accenna è proprio questo: avere coscienza che questo sta accadendo in noi e per noi.
Il discorso escatologico, nel quale questi versetti si inseriscono, non è semplice. Non scorre fluido, come invece altri brani di Vangelo. Chiede di soffermarsi e di auto-imporsi una riflessione. Si parla di guerre, di carestie, di cieli oscurati e di stelle che cadono dal cielo, di tribolazioni…
Per aiutare la mia riflessione sul brano di oggi ho fatto l’esercizio di leggere interamente i capitoli 24 e 25 - l’intero “discorso escatologico”. Oltre all’inevitabile senso di disagio, ho messo in memoria, quasi automaticamente, le tante immagini forti e vigorosamente vivide che Gesù impiega nel suo parlare. La scelta di Gesù è voluta, quasi insostituibile. Immediatamente dopo il termine di questo discorso, Matteo pone il racconto della passione. Per riuscire a resistere allo scandalo della Croce, è necessario, quindi, riconoscere che un senso c’è, e perché questo riconoscimento non sia annacquato occorre che tutto sia ben ancorato in noi. Serve ricordare (nel cuore), rimembrare (nelle membra, nel corpo) e rammentare (nella mente). Il meccanismo funziona veramente se siamo stati colpiti da immagini particolari, che posseggono intrinsecamente una certa forza; non necessariamente violenza, ma forza: immaginifica, singolare, poetica o sorprendente. Tutto il discorso escatologico, il linguaggio usato, le immagini scelte, servono da contorno ad aiutarci a richiamarci alla vigilanza (che è il tema del brano di oggi).
Quindi, proviamo ad adattare questo esercizio a noi. Facciamo in modo che la vigilanza non sia un esercizio auto-imposto di buona volontà, ma piuttosto la conseguenza automatica dell’attenzione suscitata da un’immagine vivida costruita nella nostra memoria, alla quale possiamo attaccare cuore, corpo e mente. Come ci immaginiamo che il Signore è venuto a lavorare nella nostra vita?
L’immagine di oggi è la raffigurazione di una di queste possibili “venute”. E’ un olio su tavola di Raffaello del 1518 (fonte: Matteo 24: 42-51 (2020) | ARTE CRISTIANA | Lettura del Vangelo e Riflessione sull'Arte) e raffigura la visione di Ezechiele (Ez 1,5-10). Dio è seduto su un trono sagomato da quattro creature: un angelo, un bue, un leone e un’aquila. San Gerolamo usò poi queste quattro creature come simbolo dei quattro evangelisti.
Indubbiamente, un raffigurazione particolare, che lascia un segno sul nostro spirito. Noi non siamo come Ezechiele, ma possiamo provare a costruire per noi un’immagine personale, valida, efficace, che presenti come il Signore sta venendo a lavorare nella nostra vita. Questo esercizio può apparire arduo, ma la nostra sola volontà non è sufficiente per esercitare la vigilanza. Mi sento di suggerire due possibili punti di partenza. Uno, come già accennato, è leggersi tutti i capitoli 24 e 25, con calma e attenzione, lasciando lentamente risuonare la lettura in noi e valutando, al termine, se sentiamo Dio Padre più vicino. L’altro è richiamare alla memoria un momento della nostra vita dove abbiamo sentito Dio vicino. Questa lettura della nostra vita spirituale può aiutare a costruire immagini efficaci da ancorare al cuore (come ad esempio il famoso racconto dell’anonimo brasiliano https://www.libriantichionline.com/divagazioni/orme_sulla_sabbia_anonimo_brasiliano).
Nota importante per chi lavora in centro a Milano: queste riflessioni possono essere ascoltate da vivo ogni lunedì dalle 12:45 alle 13:00 nella cappella dell’Ospedale Fatebenefratelli Milano, ingresso da Corso di Porta Nuova di fronte al civico 52.
E se arrivate dopo le 13, non preoccupatevi! La riflessione può riprendere da capo.
Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.
Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.
Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.
Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.
Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.



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