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Lunedì 07/07/2025 - Lc 6, 39-45

  • Immagine del redattore: Marco Acquati
    Marco Acquati
  • 6 lug
  • Tempo di lettura: 4 min
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In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

Per fare un buon intonaco bisogna realizzare almeno tre strati: prima il “rinzaffo”, poi uno strato di fondo e infine la finitura. Solo così riesce a resistere al tempo e alle intemperie. Le cose che durano hanno bisogno di un agire ripetuto. Serve agire sullo stesso fondo più e più volte affinché si costruisca stabilità. Uno degli intonaci più resistenti è il Tadelakt marocchino: almeno 5 operazioni diverse sulla stessa superficie, fra cui anche l’applicazione di sapone all’olio d’oliva e la lucidatura con panni di lana.

Si stende, si leviga, si ristende, si ri-leviga, si lucida. L’operazione è sì ripetitiva, ma in ogni passaggio c’è un materiale o una tecnica diversa. E’ richiesta pazienza e costanza, ma anche competenza e tecnica.

Pochi giorni fa il nostro arcivescovo, Mario Delpini, ha consegnato alla Diocesi la proposta pastorale per l’anno 2025-2026. «Tra voi, però, non sia così», ecco la Proposta pastorale sulla sinodalità – Chiesa di Milano Il titolo è “Tra voi, però, non sia così. Per la ricezione diocesana del cammino sinodale.” Come dice il titolo, il centro della proposta è il cammino sinodale, perché ci sia un riforma della Chiesa per essere missione, come stile e come procedure. Non l’ho ancora letta, ma una cosa mi salta all’occhio: tre anni fa furono avviate le assemblee sinodali decanali. Quest’anno l’arcivescovo ritiene giusto richiamare l’importanza di vivere una Chiesa sinodale. Anche l’arcivescovo fa un bell’esercizio di intonacatura. La ripetitività nella vita della Chiesa è sostanza, perché solo in questo modo si riesce a costruire uno stile ben radicato. L’arcivescovo ne è ben cosciente: se si vuole una Chiesa al passo coi tempi, occorre trovare modi nuovi per ri-dire pratiche e attenzioni, affinché l’intonaco aggrappi bene e sia stabile nel tempo.

Il brano di Vangelo proposto oggi raccoglie diversi interventi di Gesù, probabilmente non detti tutti nello stesso momento, ma raccolti qui da Luca. Diversi ma tutti che trasmetto lo stesso messaggio. Attraverso diverse metafore - il cieco che guida un altro cieco, la pagliuzza e la trave, l'albero e i suoi frutti, il tesoro del cuore che si manifesta nelle parole - Gesù sta illustrando un unico principio fondamentale: l'importanza dell'autenticità e della coerenza tra l'essere interiore e l'agire esteriore.

Tutti questi esempi convergono verso la stessa verità: non si può guidare, correggere o giudicare gli altri se prima non si è compiuto un lavoro di trasformazione personale. Il cieco non può guidare perché gli manca la vista interiore; chi ha una trave nell'occhio non può vedere chiaramente per aiutare gli altri; l'albero cattivo non può produrre frutti buoni perché la sua natura non è cambiata; le parole cattive rivelano un cuore non purificato.

Gesù sta spostando l'attenzione dalla mera osservanza esteriore alla necessità di una trasformazione radicale del cuore. Il filo conduttore è il primato dell'interiorità: solo una genuina conversione interiore può generare azioni autentiche e coerenti.

La cosa che sorprende è la varietà. C’è l’ironia, ma c’è anche il dolce rimprovero. C’è il messaggio metaforico, ma c’è anche il richiamo diretto. Ripete, sì, lo stesso concetto, ma con varietà. Come l’intonacatura Tadelakt usa anche materiali anomali (il sapone), anche Gesù usa forme inaspettate per trasmettere il suo messaggio utile a costruire uno stile di Chiesa.

E’ ovvio che non possiamo interpretare tutto questo come un semplice “repetita iuvant”. Nella società civile il semplice “repetita iuvant” può funzionare. Ma non nella Chiesa. Nella Chiesa la ripetizione è nel grande quadro dell’Amore. Amore da parte di chi trasmette il messaggio, che per Amore trova sempre modalità nuove per trasmetterlo. Amore da parte di chi lo accoglie, che secondo le declinazioni dello Spirito lo fa proprio. Solo così attecchisce, cambia la sostanza e dura nel tempo.


Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.

Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.

Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.

Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.

Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.

 
 
 

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