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Lunedì 05/05/2025 - Gv 5, 19-30

  • Immagine del redattore: Marco Acquati
    Marco Acquati
  • 2 mag
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 5 mag

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In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare e disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato».

Siamo ancora capaci di meravigliarci? Cosa suscita meraviglia?

Un libro che sto leggendo in questi giorni (Silvia Brena, Parole in Tempesta, Il Saggiatore, 2024) prova, basandosi su ricerche e interviste, a riscrivere il significato di alcune parole chiave alla luce della contemporaneità.

Alla voce “bellezza” scrive questa definizione:

“La qualità che ci rende umani, facendoci osservare il mondo e noi stessi con sguardo sensibile e partecipe, capace meraviglia e stupore di fronte a ogni piccola o grande manifestazione di vita.”

Affascinante. Bellezza è tutto questo: c’è umanità, vita, meraviglia e stupore.

Anche l’evangelista Giovanni ci accompagna in questa riflessione sulla meraviglia e su come la meraviglia è accompagnamento a una vita in pienezza. “Ne sarete meravigliati”, dice nei primi versetti. Giovanni ci dà della “meraviglia” un grande affresco, con tante scene, angolature e coloriture.

E’ meraviglia ammirare il fatto che il Figlio è incarnazione in mezzo a noi del Dio invisibile. "Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa allo stesso modo". Non è più chiesta agli uomini e alle donne di cercare Dio in luoghi remoti, dato che Dio si è fatto vivo pienamente in quell'uomo Gesù di Nazaret e in tutti quelli, anche nostri contemporanei, che lo testimoniano in sincerità di cuore.

E’ meraviglia cogliere che il Padre non ha altro obbiettivo se non il bene di tutti nella forma di una pienezza di vita. "Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole”. La resurrezione non è solo un evento futuro dopo la morte, ma una realtà presente ora per chi crede nell’amore di Dio. La vita eterna non può essere intesa solo come una “vita infinita”, ma la vita “nell’Eterno” e cioè una vita dove ogni istante ha senso perché ogni istante è in comunione con l’Eterno.

E’ meraviglia sapere che non c’è alcun giudizio che toglie, ma solo un giudizio che dona. “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.” Il giudizio non interrompe un percorso ma lo istituisce. Il giudizio, che può suscitare timore, è superato nel momento in cui si crede e si onora il Padre insieme al Figlio. A quel punto inizia un percorso di amore e di vita.

Giovanni, quando scrive il vangelo, è ormai anziano, ed è quindi commovente vedere come, senza stanchezza, ci trasmette la sua meraviglia verso la vita. Ma appunto la meraviglia è tanto più bella quanto più nasce in situazioni e luoghi inaspettati.

Come ad esempio a Korogocho: Tornando a Korogocho. La discarica, i gas nocivi e la speranza di chi ce la fa nonostante tutto - AgenSIR dove la speranza urla la sua potenza al mondo nonostante stia nascendo da una discarica.

Sicuramente la meraviglia proposta da Gesù agli uomini e donne di questo mondo è tanto più capace di allargare i cuori, quanto più è una “meraviglia condivisa”. Giovanni raccoglieva i pensieri per il suo Vangelo mentre viveva nella comunità di Efeso. Elisabetta Vitali, la ragazza intervistata nell’articolo, testimonia la speranza perché agisce insieme a Missio Giovani e al frate francescano che lì opera. Raccontiamoci, quindi, l’un l’altro questa meraviglia e non perdiamo momenti per farlo.


Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.

Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.

Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.

Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.

Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.


 
 
 

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