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Lunedì 01/07/2024 - Lc 8, 34-39

  • Immagine del redattore: Marco Acquati
    Marco Acquati
  • 30 giu 2024
  • Tempo di lettura: 2 min
In quel tempo. Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nelle campagne. La gente uscì per vedere l’accaduto e, quando arrivarono dal Signore Gesù, trovarono l’uomo dal quale erano usciti i demòni, vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto riferirono come l’indemoniato era stato salvato. Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Egli, salito su una barca, tornò indietro. L’uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo: «Torna a casa tua e racconta quello che Dio ha fatto per te». E quello se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù aveva fatto per lui.

Il brano è la continuazione del racconto della guarigione dell’indemoniato di Gerasa: quello strano episodio dell’uomo che si chiama “Legione”, i cui demoni vengono invitati a entrare in un branco di porci e questi poi si buttano da una rupe dentro al lago.

E’ comprensibile quindi la paura manifestata dalla gente del luogo. L’evento è di una tale potenza visiva che è impossibile non rimanerne turbati. Si fa fatica, invece, a comprendere l’agire di Gesù. Abbiamo potuto ammirare in altre occasioni la sua dolce tenacia nel portare avanti l’insegnamento, anche quando trova opposizione. Qui, al contrario, gli chiedono di andarsene e lui senza obbiettare nulla prende la barca e se ne torna in Galilea.

In realtà, però, il suo messaggio non abbandona completamente la regione di Gerasa. Rimane, infatti, l’indemoniato guarito.

Lui rimarrà lì a raccontare le meraviglie che il Maestro ha compiuto in lui. Sebbene questo non abbia frequentato neanche un solo anno di seminario, né abbia seguito un corso accelerato di teologia, Gesù ha visto nell'ex-indemoniato la forza e la capacità di portare l’annuncio del Regno al posto Suo. Lui saprà raccontare la Meraviglia, al posto del Maestro (e forse anche meglio del Maestro).

Il Signore conosce quello che è importante per noi. Perché, alla fine della fiera, se noi riuscissimo a guardare bene bene nei desideri del nostro cuore, il nostro compito più utile e formativo è quello di essere umili “Raccontatori di Meraviglia”. Soggetti capaci di dire quanto c’è di bello alla anime perdute di questo mondo.

Il compito è dato. Non tiriamoci indietro. Per il nostro bene.

Parlare e agire come se si vedesse l’invisibile. Questa è Meraviglia. Come ci insegna Gioacchino da Fiore, monaco calabrese del XII secolo, preso a riferimento e ispirazione per la prossima giornata mondiale del Creato:


 
 
 

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