Lunedì 2/12/2024 - Mt 13, 53-58
- Marco Acquati
- 1 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min

In quel tempo. Terminate le parabole, il Signore Gesù partì di là. Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
In questo brano due sono i poli che attirano l’attenzione. E come i poli di una calamita, anch’essi hanno segno opposto. Da un lato quel “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua” e dall’altro “E lì non fece molti prodigi”. Quindi, da un lato la realtà umana, con tutto il suo disincanto. Dall’altro i prodigi che accadono, nonostante tutto.
La frase (nessuno è profeta in patria), così come è posta, non lascia spiragli alla speranza. Gesù ci ha provato già in un’altra occasione, con il giovane ricco (Mt 19,24). Ma in quell’occasione ci ha pensato Pietro ad aiutare a tirar fuori quella scintilla di speranza: spaventato dallo scenario surreale del cammello che tenta di passare per la cruna dell’ago, ribatte allarmato a Gesù: “Ma allora chi si salva?” E Gesù sostituisce la stretta cruna dell’ago con una portone spalancato (Mt 19:26).
Ma in questo “Nessun profeta in patria” non c’è un po’ di luce, non c’è un cammino che continua. E’ un punto alla fine di un discorso che non riprende. Gesù, il figlio di Dio, sta qui testimoniando come sono fatti i figli di questo mondo. Sono parole che dicono di che pasta siamo fatti. In questo articolo una psicologa spiega come il “Nessuno è profeta in patria” è un fenomeno assolutamente normale e giustificato. E non diciamo che se noi fossimo stati in quella sinagoga al tempo di Gesù, noi lo avremmo riconosciuto come profeta. No, noi avremmo fatto esattamente lo stesso. Ci saremmo posti esattamente le stesse domande.
E’ un Gesù “mondano” quello che emerge da questi versetti, che conosce le dinamiche umane meglio di noi. Un po’ ci dà fastidio, diciamolo. Chiedici, Dio, di esser santi, chiedici di staccarci da terra con un rapimento estatico, ma non dirci che qui su questa terra abbiamo una zavorra tremenda che non ci permette di riconoscere i profeti, quelli che sono venuti a portare luce alla nostra vita. Tu, Dio, ci chiedi di essere come te, ma ci avverti: esistono situazioni dove non riusciremo mai ad avere l’adeguata apertura, la comprensione vera.
Emerge prepotentemente in questo brano il fatto che Gesù ci informa che non solo è venuto al mondo, ma che in questa venuta ha amato talmente tanto la realtà umana da conoscerla a fondo. Non come un predicatore incompetente. Parafrasando la conclusione della preghiera eucaristica, si potrebbe dire che Cristo è “per il Mondo, con il Mondo e nel Mondo”. La sua presenza è qui per dimostrare che, il prodigio fa parte di questo mondo, anche quando il mondo è avvolto dal disincanto. Nessuno accoglie Gesù, ma lui comunque fa prodigi fra quella gente che non l’accoglie. Il prodigio, l’abbiamo visto nella precedente puntata, è la possibilità di una vita trasformata. Anche dove c’è nero, anche laddove si vive la triste e consueta realtà, c’è una possibilità di azione che concede di costruire una vita cambiata. O almeno di avviare il processo. Gesù è colui che riesce a trasformare il rifiuto totale nella più alta manifestazione della gloria: la Croce è l’abbandono e allo stesso tempo l’inizio di una nuova era (Gv 12:32). Quando tutti se ne vanno, lui attira, come una calamita. La calamita, appunto, funziona con due poli opposti, uno negativo e uno positivo. Proprio rimanendo fra quei due poli, la nota realtà e la realtà trasfigurata, si riesce a essere attratti dall’Amore.
Ti prego, Gesù, fa’ che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.
Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.
Fa’ che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze.
Fa’ che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono a portare un po’ di Cielo in terra.
Affido a te, Maria, tutti noi affinché ci accompagni, ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù, ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero. Maria, Madre della Chiesa, prega per noi. Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi.



Commenti